Gradara

dista 11,2 km

Tra i più celebri d’Italia, teatro della tragica storia d’amore di Paolo e Francesca. Le sue imponenti mura e il borgo medievale offrono un’esperienza immersiva nel passato.

Il castello di Gradara è il complesso che sorge sulla sommità di una collina nel comune omonimo, costituito da un castello-fortezza medievale (la rocca) e dall’adiacente borgo storico, protetto da una cinta muraria esterna, che si estende per quasi 800 metri, rendendo l’intera struttura imponente. Con il termine rocca s’identifica il nucleo più antico e più elevato (l’arx), mentre con il termine castello si intende l’intero borgo compreso all’interno della cinta muraria. 

Gradara è stata, per la sua posizione geografica, un crocevia di traffici e genti; nel periodo medioevale la fortezza è stata uno dei principali teatri degli scontri tra le milizie fedeli al papato e le turbolente signorie marchigiane e romagnole. Nel tempo, il castello è progressivamente diventato uno dei monumenti più visitati della regione ed è teatro di eventi museali, musicali ed artistici.

Dal dicembre 2014, il ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il polo museale delle Marche, nel dicembre 2019 divenuto direzione regionale musei.

STORIA: La fortezza sorge su una collina a 142 m s.l.m.: il mastio, torrione principale, si innalza per 30 metri, dominando l’intera vallata; è possibile arrivare con lo sguardo fino al mare Adriatico, a nord, o verso il monte Carpegna, ad ovest.

Fu costruito attorno al 1150 dalla potente famiglia dei De Grifo: successivamente caduta in disgrazia presso il papato, venne sottratta loro l’investitura della Curte Cretarie e affidata al condottiero dei guelfi di Romagna, Malatesta da Verucchio (detto Mastin Vecchio), capostipite e fondatore della dinastia dei Malatesta, signori di Rimini, Cesena e Pesaro.

Furono i Malatesta a decidere l’edificazione delle due cinte di mura, erette tra il XIII e il XIV secolo. Nel 1445 Galeazzo Malatesta decise di vendere Gradara a Francesco Sforza per 20.000 fiorini d’oro; quando però Francesco arrivò a Gradara per entrarne in possesso, Sigismondo Pandolfo Malatesta, uomo d’arme e mecenate, si rifiutò di consegnargliela e anche di restituire il denaro.

A seguito di ciò, nel 1446, Francesco Sforza, alleato del conte Federico da Montefeltro, mosse verso Gradara per prendersela con le armi: il suo esercito, ben fornito di cannoni, bombarde e schioppi, cinse d’assedio e attaccò duramente per quaranta giorni la fortezza, la quale sembrava destinata a cadere. Grazie alle intemperie e all’imminente arrivo dei rinforzi del Malatesta, Francesco Sforza fu tuttavia costretto a ritirarsi, lasciando Gradara nelle mani di Sigismondo.

Il dominio del casato su Gradara finì nel 1463, quando Sigismondo Pandolfo Malatesta, scomunicato da papa Pio II, si scontrò direttamente con Federico da Montefeltro, che assediò Gradara per conto della Chiesa. La fortezza, che aveva resistito a numerosi assedi in passato, in quella circostanza dovette arrendersi, per poi essere consegnata in vicariato dal papa agli Sforza di Pesaro, fedeli alleati della Chiesa.

Durante la signoria di Giovanni Sforza, il castello fu oggetto di importanti trasformazioni, atte a renderlo un protetto e sicuro luogo di soggiorno e rappresentanza.

Nel corso degli secoli, Gradara passerà di mano diverse volte e alcune tra le più importanti casate della penisola si contenderanno il suo possesso: oltre ai Malatesta e agli Sforza, essa diverrà dominio dei Borgia e dei Della Rovere, seguendo le sorti di queste famiglie nel complicato e tumultuoso scacchiere politico dei territori pontifici situati nelle attuali Marche e Romagna.

Dal 1641, Gradara passò sotto il diretto controllo dello stato della Chiesa, tramite i legati pontifici, iniziando la sua lunga agonia.

Quando, nel 1920, la famiglia Zanvettori acquistò la rocca di Gradara, il castello e la cinta muraria erano ridotti allo stato di rudere. Umberto Zanvettori finanziò il restauro del castello e della cinta muraria del borgo e, pur intervenendo con un restauro più interpretativo che filologico, riportò il borgo fortificato all’originario splendore.

Nel 1928 la rocca fu venduta allo Stato italiano, con diritto di usufrutto da parte della vedova di Zanvettori, Alberta Porta Natale, fino al 1983.

Vicenda di Paolo e Francesca

Secondo la leggenda, la rocca ha fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, cantato da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Intorno al 1275, Guido da Polenta, signore di Ravenna, diede in sposa la figlia Francesca al suo fedele alleato Giovanni Malatesta, signore di Rimini, chiamato Gianciotto (perché ciotto, ovvero sciancato), valoroso uomo d’arme, ma brutto nella persona. Al momento di presentarsi a Francesca, inviò al suo posto il suo fratello Paolo, cavaliere nobile, bello e cortese, già sposato con Beatrice Orabile di Ghiaggiuolo, con la quale aveva due figli. I due s’innamorarono ma Gianciotto, messo in allarme da un servitore, li colse in flagrante tradimento e li uccise.

COSA VEDERE

  • Rocca demaniale
  • Gradara War Cemetery è un cimitero di guerra situato a Gradara, che custodisce le salme di 1.191 soldati, appartenenti alle forze armate del Commonwealth, costituenti l’Ottava armata britannica, caduti nel corso della Campagna d’Italia, nella Seconda guerra mondiale, lungo la dorsale appenninica fra Marche e Romagna, durante l’attacco alla Linea Gotica germanica nel settembre 1944.
  • Torre dell’orologio
  • Camminamenti di ronda
  • Teatro dell’Aria
  • Museo storico e Grotte medievali
  • Casa del mercante
  • Palazzo Rubini Vesin
  • Teatro comunale
  • Casa del gufo
  • Chiesa del Santissimo Sacramento
  • Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista
  • La Rocchetta
  • Il giardino degli ulivi
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